Nulla osta per l’ingresso in Italia di lavoratori extracomunitari che operano da remoto (c.d. nomadi digitali)

20 Settembre 2022

L’Italia agevola l’ingresso dei cittadini di Paesi terzi che decidano di lavorare nel territorio nazionale, per un periodo di tempo determinato, svolgendo l’attività lavorativa da remoto.

Il fenomeno del c.d. “nomadismo digitale” trova ora collocazione anche all'interno della normativa Italiana.

Come ormai noto, la crisi sanitaria, in combinazione con il progresso tecnologico, ha portato alla diffusione di soluzioni organizzative che contemplano il ricorso al lavoro agile o lo svolgimento dell'attività di lavoro da remoto (c.d. remote working).

Si tratta di un processo avviato da tempo al quale l'emergenza da Covid-19 ha impresso una sensibile accelerata.

L'introduzione a livello normativo della figura del c.d. “nomade digitale”, cioè il lavoratore che svolge la propria attività in regime di lavoro subordinato, o autonomo, da qualsivoglia luogo, utilizzando dispositivi digitali, è un segnale di tale processo.

La definizione del nomade digitale è stata, infatti, inserita nella legge di conversione del decreto Sostegni ter (Legge n.25/2022), pubblicata il 28 marzo 2022 in Gazzetta Ufficiale, che ha aggiunto questa peculiare categoria ai casi particolari per gli ingressi per lavoro previsti dall'art. 27 del Testo Unico Immigrazione (D. Lgs n.286/1998).

L’articolo 6 quinquies della predetta legge n°25 del 2022 permette l’ingresso agevolato di cittadini extra UE che decidono di lavorare in Italia, per un determinato periodo, svolgendo la propria attività da remoto.

Come espressamente precisato dall'art. 27, comma 1 sexies, del D.lgs. 25 luglio 1998, n. 286, inserito in forza della norma in questione, i c.d. “nomadi digitali” sono "cittadini di un Paese terzo che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto in via autonoma ovvero per un'impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano".

Si tratta di una disposizione a favore di lavoratori altamente qualificati, autonomi o subordinati, in grado di lavorare, da remoto, anche per imprese non residenti in Italia e per i quali sarà necessario ottenere unicamente un visto d’ingresso, specifico, di durata non superiore a un anno.

L’ottenimento del visto è comunque condizionato alla disponibilità, da parte del lavoratore, di un’assicurazione sanitaria e al rispetto degli adempimenti fiscali e contributivi previsti del nostro ordinamento.

La principale novità introdotta è, quindi, la mancanza della richiesta dell’autorizzazione al lavoro, c.d. “nulla osta”, prevista per la maggioranza delle procedure di ingresso per fini lavorativi dal Testo Unico sull'immigrazione.

La disciplina generale del predetto Testo Unico, infatti, prevede che i cittadini di Paesi che non appartengono all’Unione Europea possono accedere al mercato del lavoro italiano solo se in possesso di regolare permesso di soggiorno e dopo aver sottoscritto un contratto di soggiorno con il datore di lavoro.

L’ingresso, inoltre, deve avvenire nel rispetto delle quote annuali stabilite in favore dei lavoratori subordinati non stagionali e autonomi dal Decreto Flussi e terminati i controlli da parte della questura e della direzione territoriale del lavoratore il lavoratore può ottenere il visto di ingresso per il lavoro.

Per i lavoratori digitali, invece, viene disposta una deroga al sistema delle quote annuali del predetto decreto; quindi, tali lavoratori stranieri possono soggiornare e lavorare in Italia non solo senza necessità di nullaosta, ma prescindendo dal rispetto dei flussi di ingresso fissati ogni anno.

Le novità recentemente introdotte sembrano voler dare risposte concrete alle nuove necessità dei lavoratori di un mercato del lavoro globale, nonché agevolare l’ingresso di talenti e professionisti stranieri nel nostro Paese.

Va, tuttavia, segnalato che a tale semplificazione in termini di requisiti per l’ingresso nel nostro Paese non sia corrisposta una contestuale regolamentazione degli aspetti fiscali e previdenziali connessi alla presenza del lavoratore straniero in Italia. Tali elementi dovranno, quindi, essere analizzati con cura, in base alla normativa ordinaria dettata in caso di lavoro temporaneo di un cittadino estero nel nostro territorio.

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