Parità e trasparenza retributiva nel panorama europeo

27 Maggio 2025

Dopo tre anni dall’entrata in vigore, entro il 7 giugno 2026 gli Stati Membri dell’Unione Europea saranno tenuti a recepire le disposizioni della Direttiva sulla trasparenza retributiva che introduce il principio della parità salariale di genere.

Con la Direttiva EU 2023/970 del 10 maggio 2023, l’Unione europea è intervenuta con l’obiettivo di assicurare la parità salariale di genere attraverso la trasparenza dei criteri di determinazione delle retribuzioni.

Il principio della parità retributiva è previsto dall’articolo 157 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE), pertanto, la Direttiva si pone l’obiettivo di darne effettiva attuazione.

La Direttiva dovrà essere applicata sia nel settore pubblico, sia in quello privato, senza applicazione di alcun limite dimensionale connesso al numero di lavoratori assunti in azienda, salvo l’obbligo di rendicontazione per le imprese con più di cento dipendenti.

Le grandi imprese, infatti, dovranno trasmettere un rapporto annuale che illustri la situazione retributiva di uomini e donne all’interno dell’azienda a un organismo nazionale che avrà il compito di monitorare l’eventuale divario retributivo di genere.

Inoltre, con l’obiettivo di garantire massima trasparenza rispetto alle condizioni economiche di lavoro, i principi sanciti dalla Direttiva in tema di retribuzione dovranno essere applicati anche ai candidati in fase di selezione.

In particolare, i candidati dovranno essere messi in condizione di avere totale consapevolezza delle condizioni economiche di lavoro, in corso di trattativa, quindi, ben prima dell’eventuale assunzione.

Inoltre, anche i dipendenti avranno diritto di ricevere dal proprio datore di lavoro informazioni inerenti al proprio livello retributivo e i livelli retributivi medi dei colleghi che svolgono la stessa mansione o un lavoro di pari valore.

È comunque previsto un limite di tolleranza del 5% rispetto al divario retributivo tra uomo e donna, per singola categoria, superato il quale l’impresa dovrà essere in grado di motivare adeguatamente le differenze retributive sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori.

Qualora ciò non fosse possibile, le organizzazioni sindacali potranno intervenire al fine di valutare, congiuntamente con il datore di lavoro, i rimedi che possano attenuare, entro il limite suddetto, la disparità salariale.

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